recensione : Resident Evil 6

Sono sempre stato un grandissimo appassionato di Resident Evil e, proprio alla luce di questo, quanto fatto da Capcom con Resident Evil 5 fu un vero colpo al cuore… e non certo solo per me. Quella stessa serie che un tempo mi aveva conquistato per la sua intensità ed il suo meraviglioso concept di base, era diventata l’ombra di se stessa.

RE5 avrebbe infatti dovuto rappresentare un passo evolutivo per la serie ma purtroppo si rivelò esattamente il contrario: una profonda involuzione che tradì non solo la storica tradizione della serie, ma anche e soprattutto le schiere di appassionati convinti che Capcom sarebbe riuscita a sfruttare gli hardware di nuova generazione per proporre il Resident Evil definitivo, e non un mediocre TPS.

A fronte di tutto questo l’annuncio di Resident Evil 6 non mi entusiasmò più di tanto. Le grandi promesse fatte da Capcom nei mesi che hanno preceduto la release, poi, non mi hanno mai convinto e dopo una prima, brutta delusione rappresentata dalle due demo del gioco – che onestamente speravo non riflettessero in pieno la versione finale – mi sono dovuto arrendere definitivamente: il Resident Evil che conoscevamo ormai non esiste più, Capcom si è definitivamente persa e tutto ciò ci resta da fare è vivere di ricordi.

Ricordi di intense nottate al cardiopalma in ambientazioni curate in maniera quasi maniacale. Ricordi di ingegnosi enigmi che mettevano alla prova il nostro sangue freddo e le nostre abilità logiche. Ricordi di una costante lotta per la sopravvivenza contro nemici non sempre eliminabili, in cui era necessario ragionare e pianificare prima di aprire il fuoco come in qualsiasi Overlord 2 . Ricordi, appunto, perché qui non c’è traccia di nulla di ciò che ho appena descritto.

Avendo passato anni interi a venerare la serie, mi piacerebbe davvero potermi concentrare su quei pochi aspetti positivi di Resident Evil 6, come ad esempio la sua buona co-op, la pregevolissima IA amica, o la possibilità di vestire i panni di più personaggi, ma proprio non ci riesco. Non ci riesco perché sarebbe come mentire a me stesso e soprattutto a voi. Sarebbe come rinnegare tutto ciò in cui ho sempre creduto e la mia filosofia di lavoro.

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